domenica 16 ottobre 2016

Bagnai, le banche centrali e i Bund alemanni

Questa è la seconda parte del post Quelli che "le banche centrali di paesi terzi potrebbero addirittura guadagnarci, da una dissoluzione dell'euro"

In questa seconda parte vedremo come funziona la tecnica della narrazione accattivante di Bagnai, una narrazione che inizialmente appare convincente perché fa leva su dati verificabili e su ragionamenti verosimili ma che ad un esame più attento risulta fantasiosa e fasulla perché basata su dati parziali ed interpretazioni superficiali. 

La presunta confutazione dell'intervento di  Leonardo Becchetti, Mauro Gallegati, Guido Iodice, Daniela Palma, Francesco Saraceno e Leonello Tronti si articola in una serie di passaggi il primo dei quali è l'assunto che la sparizione dell'euro non determina la sparizione delle riserve valutarie denominate in euro e non determina nemmeno la loro demonetizzazione (= perdita di valore perché la moneta va fuori corso) o la loro svalutazione ( = perdita di valore causa svalutazione eccessiva).

Il secondo passaggio della narrazione di Bagnai consiste nello spiegare perché la sparizione dell'euro non determinerà la sparizione delle riserve valutarie denominate in euro e non determinerà nemmeno la demonetizzazione delle stesse o la loro svalutazione. Secondo Bagnai la ragione sta nel fatto che le riserve valutarie mondiali denominate in euro sono pressoché tutte allocate in Bund tedeschi:

In altre parole, i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 è estremamente probabile che fossero pressoché tutte allocate in Bund.

Secondo Bagnai già nella seconda metà degli anni '90 quando il marco tedesco, il franco francese, il fiorino olandese e l'ECU erano le monete europee che venivano utilizzate come valuta di riserva ed il marco tedesco faceva la parte del leone, le riserve valutarie delle banche centrali erano allocate soprattutto nei titoli di stato tedeschi, come dimostrerebbe il seguente "disegnino" proposto da Bagnai:




Spiega Bagnai: "Questo in buona sostanza cosa significa? Significa che in giro per il mondo, verso il 1998, nell'attivo delle banche centrali (incluse quelle europee), c'erano circa 176 miliardi di Bund o similari (escluderei che ci fossero 176 miliardi di monete da un marco, se non avete particolari obiezioni da farmi)."

E oggi? Secondo Bagnai sono cambiate le grandezze 




 (nel 1999, anno di nascita dell'euro, le riserve valutarie mondiali denominate in euro ammontavano a 247 miliardi di dollari, a fine 2015 ammontavano a 1.355 miliardi di dollari mentre secondo l'ultimo dato disponibile il valore corrente è di 1.514 miliardi di dollari) ma non è cambiata la sostanza della questione:

"i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 è estremamente probabile che fossero pressoché tutte allocate in Bund. Se lo erano prima dell'euro, e quindi verosimilmente prima della crisi, lo saranno (razionalmente) state ancora di più dopo lo scoppio della crisi, che avrà ancora di più spinto i banchieri centrali, personcine avvedute e avverse al rischio, a rivolgersi, per investire i loro euro, verso i titoli del paese considerato meno rischioso dell'Eurozona: la Germania."

La tecnica della narrazione accattivante di Bagnai funziona quasi sempre così:  la narrazione si sviluppa partendo da un dato certo (il valore a fine 2015 delle riserve valutarie mondiali denominate in euro) che si combina con un presupposto che ha il valore di un postulato (in questo caso il buon senso dei banchieri centrali,  personcine avvedute e avverse al rischio che investono le riserve valutarie nei titoli di stato che ritengono più sicuri) ed il risultato è una deduzione che apparentemente non fa una grinza e appare verosimile:

è estremamente probabile che a fine 2015 pressoché tutte le riserve valutarie denominate in euro fossero allocate in Bund tedeschi.

Al lettore medio la narrazione accattivante di Bagnai sembra sempre piuttosto convincente grazie anche ad uno stile a volte ironico e perculante (che suscita nel lettore una sorta di complicità con l'autore), a volte perentorio e categorico (che nel lettore medio suscita un sentimento di soggezione psicologica ed intellettuale perché l'autore sembra troppo sicuro per dubitare di quel che dice).

Il fatto è che quando si va a grattare la superficie della narrazione accattivante di Bagnai emerge sempre la magagna : nel caso in esame il problema è che la narrazione accattivante o per meglio dire il ragionamento di Bagnai non è confortato da un dato di appoggio perché abbiamo solo il dato relativo al valore delle riserve valutarie mondiali denominate in euro ma non abbiamo un dato che confermi che EFFETTIVAMENTE  i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero pressoché tutte allocate in Bund, Bagnai dice che "è estremamente probabile" che fosse così ma non fornisce un dato che confermi tale probabilità e che fosse EFFETTIVAMENTE così, in realtà è solo una deduzione di Bagnai basata sul buon senso attribuito ai banchieri centrali.

La domanda è: esiste però un dato che potrebbe avvalorare la deduzione di Bagnai?

Un dato che potrebbe essere utile per verificare la plausibilità della deduzione di Bagnai è il dato relativo al valore dei Bund in circolazione a fine 2015. Secondo la Deutsche Finanzagentur , a fine 2015 i Bund decennali e trentennali rappresentavano il 61,4% del debito pubblico tedesco:




Considerando che a fine 2015 il debito pubblico tedesco ammontava a 2.152 miliardi e 942 milioni di euro e se per comodità di calcolo arrontondiamo la cifra a 2.153 miliardi di euro vediamo che il 61,4% di 2.153 è 1.321 miliardi di euro e quindi possiamo dire che a fine 2015 il valore complessivo dei Bund decennali e trentennali ammontava a circa 1.321 miliardi di euro ovvero 1.426 miliardi di dollari al cambio di fine 2015.

Cosa ci dice questo dato? Ci dice che se fosse vero o estremamente probabile che i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero pressoché tutte allocate in Bund vorrebbe dire che in pratica quasi tutti i Bund esistenti (per l'esattezza il 95%) erano posseduti a fine 2015 dalle banche centrali estere e che adesso, seguendo lo stesso ragionamento (sic) di Bagnai,  praticamente TUTTI i Bund esistenti dovrebbero essere posseduti dalle banche centrali estere, visto che nel secondo trimestre 2016 le riserve valutarie denominate in euro valgono 1.514 miliardi di dollari.

Siccome uno scenario di questo tipo non è plausibile (perché implica che la quota di Bund posseduti dagli investitori privati, dalle banche private, dai fondi d'investimento, dai fondi pensioni e dalle compagnie assicurative fosse irrisoria a fine 2015 e sia praticamente azzerata adesso) ne consegue che la deduzione di Bagnai è senza fondamento: non è vero che è estremamente probabile che i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero pressoché tutte allocate in Bund, è vero il contrario cioè che è estremamente improbabile per non dire impossibile che i 1355 miliardi di dollari di riserve valutarie denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero pressoché tutte allocate in Bund.

Proviamo adesso ad immaginare che Bagnai parli di Bund riferendosi genericamente a tutti i titoli del debito pubblico tedesco: cambierebbe qualcosa se Bagnai avesse scritto che è estremamente probabile che i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero pressoché tutte allocate in titoli del debito pubblico tedesco?

Un altro dato conferma che anche in questo caso Bagnai sarebbe andato fuori strada e che questa deduzione è campata in aria: è il dato relativo al valore a fine 2015 del debito pubblico tedesco detenuto dai non-residenti, dato che ci dice che tale debito ammontava a 1.294 miliardi e 855 milioni di euro (fonte:  Deutsche Bundesbank).

Cosa ci mostra questo dato? Considerando che a fine 2015 1.294 miliardi di euro corrispondevano a 1398 miliardi di dollari, questo dato ci dice che se fosse vero che i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 erano pressoché tutte allocate in titoli del debito tedesco (quindi non solo Bund decennali o trentennali) vorrebbe dire che in pratica a fine 2015  il debito pubblico tedesco in mano ai non residenti era per il 97% nella disponibilità delle banche centrali in giro per il resto del mondo e che adesso, visto che nel secondo trimestre 2016 le riserve valutarie denominate in euro valgono 1.514 miliardi dollari, TUTTO il debito pubblico tedesco in mano ai non residenti è in realtà posseduto dalle banche centrali estere.

Siccome nemmeno questo tipo di scenario è plausibile (perché implica che a fine 2015 gli investitori privati esteri, le banche private estere, i fondi d'investimento, i fondi pensione e le compagnie d'assicurazione estere fossero in possesso di un numero insignificante di titoli del debito pubblico tedesco e che adesso nessun tipo di investitore estero ne disponga eccezion fatta per le banche centrali estere) ne consegue che in ogni caso la narrazione accattivante di Bagnai è senza fondamento nel senso che non è possibile che le riserve valutarie denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 fossero tutte investite in Bund o in altri titoli del debito tedesco perché questo avrebbe voluto dire, come si è visto, che quasi TUTTI i Bund erano posseduti dalle banche centrali estere o che quasi TUTTI i titoli del debito pubblico in mano dei non residenti erano in realtà in mano alle banche centrali estere.

Lo scenario più probabile invece è un altro ed è più o meno quello rappresentato da questo "disegnino":




che cristallizza a fine 2013 la tipologia dei possessori dei titoli del debito pubblico di alcuni paesi dell'area Euro: dal "disegnino" risulta evidente che le banche centrali del resto del mondo (denominate "foreign official") possedevano a fine 2013 circa il  27% del debito pubblico tedesco (che all'epoca ammontava a 2.177.829 milioni di euro) 

Considerando che il 27% di 2.177.829 milioni di euro sono circa 588 miliardi di euro, che 588 miliardi di euro a fine 2013 valevano circa 805 miliardi di dollari, che a fine 2013 le riserve valutarie mondiali denominate in euro valevano 1.506 miliardi di dollari, possiamo dire che a fine 2013 circa il 53,4% delle riserve valutarie denominate in euro erano impegnate sui Bund e altri titoli del debito tedesco mentre il resto era allocato altrove. 

A distanza di due anni, è possibile ipotizzare che la quota di debito pubblico tedesco posseduta dalle banche centrali estere non sia più la stessa ma certamente tale quota non può essere aumentata in misura tale da assorbire, come erroneamente ritiene Bagnai, quasi tutto il valore dei Bund o quasi  tutto il valore del debito pubblico tedesco posseduto dai non residenti.

Una volta appurato che le considerazioni di Bagnai sulla destinazione delle riserve valutarie delle banche centrali fanno acqua da tutte le parti, occupiamoci addesso del terzo passaggio della sua narrazione accattivante, terzo passaggio che costituisce anche il momento topico dell'intervento di Bagnai:

la logica economica ci dice che le banche centrali di paesi terzi potrebbero addirittura guadagnarci, da una dissoluzione dell'euro.

La "logica economica" di cui parla Bagnai sarebbe questa:

quando l'euro salterà (non se: quando) ci saranno diversi problemi, che sono conosciuti da chi ha studiato la materia invece di industriarsi in altri campi del sapere economico (o presunto tale). Ma sicuramente fra questi non dobbiamo annoverare la "sparizione delle riserve". Semplicemente, il giorno dopo Patel o Zhou si troveranno con quello che avevano il giorno prima: dei titoli di stato tedeschi che però saranno, a seconda degli scenari, definiti o in un nuovo marco o in un euro del Nord, e quindi risulteranno nettamente rivalutati rispetto al giorno prima. Quindi da questa evoluzione (che è solo una delle tante che si verificheranno in seguito all'evento) i nostri amici banchieri centrali, per i quali stiamo tanto in pena, noi di sinistra, bé, da questa evoluzione rischiano addirittura di guadagnarci. 

Il succo del ragionamento (sic) di Bagnai è questo: le banche centrali estere hanno quasi tutte le riserve valutarie denominate in euro impegnate sui Bund e sui titoli del debito tedesco ( sappiamo già che non è vero ma facciamo finta che lo sia per seguire la "logica" di Bagnai), pertanto quando l'euro salterà (evento dato per certo ma non si sa quando accadrà) i titoli del debito tedesco verranno ridenominati in una valuta che verrà rivalutata e quindi anche il valore dei titoli aumenterà, ergo i banchieri centrali di paesi terzi che hanno investito tutte le riserve valutarie denominate in euro sui Bund e sui titoli del debito tedesco (sappiamo che non è così ma facciamo ancora finta che lo sia) da questa evoluzione rischiano addirittura di guadagnarci. 

Bagnai ribalta dunque completamente la prospettiva dell'intervento di Leonardo Becchetti, Mauro Gallegati, Guido Iodice, Daniela Palma, Francesco Saraceno e Leonello Tronti : non solo le riserve valutarie non spariranno quando salterà l'euro (ma nessuno ha mai detto che sparirebbero se l'euro saltasse) ma quando l'euro salterà i banchieri centrali, che hanno le riserve valutarie pressoché tutte allocate in Bund , rischiano addirittura di guadagnarci grazie alla rivalutazione della nuova moneta di riferimento (nuovo marco o euro del Nord).

In estrema sintesi: secondo Bagnai, quando l'euro salterà, ci saranno diversi problemi ma sicuramente fra questi non dobbiamo annoverare la "sparizione delle riserve" e la crisi finanziaria potrebbe risultare più apparente che reale perché i banchieri centrali  da questa evoluzione rischiano addirittura di guadagnarci. 

Ma questa evoluzione di cui parla Bagnai è plausibile?

[continua ...] 


Nessun commento:

Posta un commento